I tappeti berberi: amore a prima vista
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“un tappeto al telaio ha una sua propria anima e quando i fili vengono tagliati quest’anima muore, per poi rinascere a nuova vita nella casa di qualcun altro”
(Fatima Fdil di Ben Smim che tesse tappeti da oltre 50 anni)
Ricordo ancora come ieri il mio primo viaggio in Marocco e la mia fascinazione per i colori e i disegni dei tappeti, presenti nei riad a Marrakech, nei tantissimi negozi del souk che li espongono in piccoli e grandi spazi e dove sono piegati, impilati e appoggiati alle pareti, come se fossero dei muri soffici e colorati, una disposizione casuale che crea armonie cromatiche.
La fascinazione è continuata quando poi, uscita da Marrakech direzione sud, li ho ritrovati stesi sulle terrazze delle case in pietra e fango delle montagne dell’Atlante, oppure adagiati in maniera sparsa sulle siepi e sulle rocce ai bordi di un piccolo ruscello, dove le donne del villaggio li avevano appena lavati, tessere di un mosaico colorato.
Giù giù fino a Merzouga dove li ho ritrovati ad arricchire con i loro colori le tende del campo sulle dune, le semplici dimore del villaggio, e perfino le umilissime capanne dei nomadi. Una costante del paese e di un qualsiasi viaggio in Marocco.
E la storia del tappeto berbero si perde nella notte dei tempi, ed è un manufatto che da sempre ha decorato le tende e le case locali.
Il tappeto è un’arte tutta femminile, viene infatti realizzato dalle donne in casa, spesso con telai rudimentali, e la tradizione viene tramandata di madre in figlia. I disegni che li caratterizzano hanno significati particolari, legati soprattutto alle esperienze di vita della donna che realizza il tappeto, una specie di diario segreto che racchiude momenti cruciali, gioie e dolori. I simboli si ripetono e sono spesso legati al ciclo vitale: il matrimonio, la nascita, la natura, il sole, la luna. Molti dei simboli sono patrimonio della comunità di appartenenza e sono simili per tutti i tappeti di questa comunità, altri invece sono tipici e unici di ciascuna donna.
I tappeti vengono realizzati per decorare le case, che molto spesso sono spoglie, e rappresentano il punto focale e colorato della dimora. Qui la famiglia si siede attorno a tavolini bassi per mangiare, e qui molto spesso si dorme anche. Le scarpe vengono lasciate all’ingresso e si cammina scalzi su queste magnifiche creazioni.
La materia prima è la lana di pecora e capra, o dromedario, il cotone o la “sabra” la seta vegetale estratta dagli agavi, e a volte anche i resti di stracci.
I tappeti che abbiamo selezionato per le nostre borse sono dei kilim di Oued Zem una piccola cittadina che si trova a nord-est di Marrakech, tra le montagne dell’Atlante, sono leggeri, rasati e caratterizzati da colori sgargianti e al tocco sembrano di velluto.
Ogni borsa è un oggetto UNICO perché ogni tappeto è UNICO, come UNICHE sono le donne che decidono di acquistarle e di arricchire il proprio guardaroba con questi preziosi oggetti.
La fascinazione con il Marocco e i suoi colori continua in ogni singola IFULKKI.
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